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Del magistero universitario parigino del domenicano tedesco Eckhart (1260-1328 ca.), chiamato dai contemporanei proprio Meister, ovvero "magister", questo ''Commento al vangelo di Giovanni'' č senza dubbio l'opera maggiore e piů rilevante, giunta fino a noi dopo l'oblio di molti secoli: non a caso č da essa che sono state estratte alcune delle proposizioni piů sconvolgenti tra quelle condannate come eretiche dalla Bolla papale "In agro dominico" (1327). Il testo giovanneo - il vangelo di Dio come spirito e dell'uomo parimenti come spirito - permette infatti al "magister" di sviluppare appieno la sua dottrina mistica fondamentale: la generazione del Logos nell'anima dell'uomo completamente distaccato, che diviene cosě uomo divino, come il Figlio. Contro l'esclusivismo biblico, Eckhart afferma che la stessa luce ha sempre illuminato e illumina tutti i popoli - pagani, ebrei, cristiani -: "Mosč, Cristo e il Filosofo (Aristotele) insegnano la stessa cosa, che differisce soltanto nel modo, cioč in quanto credibile, dimostrabile o verosimile, e veritŕ". Difendendo il primato della ragione che si fa spirito, il domenicano interpreta perciň la Scrittura in modo che essa sia sempre in accordo con la filosofia classica. Non meraviglia quindi che tanto pensiero occidentale, da Cusano ad Hegel, si sia nutrito dell'opera di quello che Heidegger chiamň "Lebemeister", maestro di vita, ben piů che "Lesemeister", professore.