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Basandosi sulla documentazione venuta alla luce dopo il 1991, sulla vasta memorialistica post-sovietica, sui censimenti, le opere letterarie e le testimonianze del dissenso, Graziosi ricostruisce una storia non meno sorprendente di quella dell'Urss di Lenin e Stalin, narrata nel volume precedente, ma anche molto diversa. Agli ultimi cupi anni di Stalin, segnati da carestie e repressioni, seguě un periodo di profonde e inattese riforme culminate nel 1956 nella denuncia di Chruscev al XX congresso. L'Urss conobbe allora i suoi anni migliori, che coincisero perň con l'affermazione di un regime forse piů "totalitario", seppure meno violento, di quello staliniano. L'apparente stabilitŕ copriva perň un degrado testimoniato dall'alcolismo, dal ritardo tecnologico e dall'emarginazione di parte della popolazione. Le vittorie internazionali, associate alla decolonizzazione, le risorse garantite dal petrolio, e le sconfitte occidentali permisero a questo sistema di illudersi, nel 1975, di aver vinto la guerra fredda. Pochi anni dopo, perň, tutto si capovolse. Il libro si conclude con la ricostruzione dello straordinario processo che portň in pochi anni ai miracoli del 1989-91, quando un sistema dotato di un enorme esercito e di migliaia di testate nucleari abbandonň pacificamente i suoi domini e annunciň poi il suo scioglimento per televisione, appellandosi, per bocca del suo leader, ai valori della democrazia e dell'umanesimo.